EMIT è uno spettrometro installato sulla Stazione Spaziale Internazionale, il cui compito principale è quello di mappare la composizione chimica delle polveri e le particelle presenti nell’area delle zone desertiche della Terra. Tuttavia, questo strumento si sta rivelando estremamente versatile e utile anche per altri scopi, tra i quali mappare le emissioni di metano sulla Terra.

EMIT: lo strumento a bordo della ISS

EMIT (Eart Surface Mineral Dust Source Investigation) è uno strumento a bordo della ISS. Si tratta di uno spettrometro arrivato sulla Stazione Spaziale Internazionale con la missione CRS-25 del 14 luglio 2022.

La sua missione principale era quella di monitorare le polveri minerali delle regioni desertiche del pianeta Terra e di come queste influenzino il clima.

Le emissioni di Metano

EMIT si è rivelato essere uno strumento estremamente versatile e uno degli usi alternativi più interessanti e importanti è quello di mappare le emissioni di metano.

Lo strumento si è rilevato davvero fondamentale nel rilevare la presenza di metano nell’atmosfera. Il metano è uno dei maggiori gas presenti sulla Terra ed è estremamente influente nei cambiamenti climatici, molto più dell’anidride carbonica. Il metano è responsabile di circa il 30% dell’aumento delle temperature.

EMIT è in grado di rilevare con precisione e accuratezza la luce infrarossa assorbita dal metano. Inoltre, la Stazione Spaziale Internazionale offre un’ampia copertura di quasi tutta la superfice terrestre. La sua accuratezza è incredibile, così come la capacità di esaminare delle vaste zone della superfice.

EMIT e i super-emittori di metano

Nei mesi di lavoro di EMIT, lo spettrometro della NASA è già stato in grado di identificare oltre 50 super-emittore di metano. Questi sono presenti negli Stati Uniti, in Medio Oriente e in Asia Centrale.

I super-emittori rilevati potrebbero provenire dai combustibili fossili, dai rifiuti o dall’agricoltura. Individuare i super-emittori vuol dire anche sapere dove agire e come fermarli alla fonte.

EMIT ha individuato alcuni tra i più grandi super-emittori mai visti. Come un gruppo di 12 diversi pennacchi, appartenenti a delle infrastrutture petrolifere e di gas in Turkmenistan, le quali arrivano a più di 32 chilometri. Questi emettono circa 50 tonnellate di metano all’ora nell’aria. Una quantità oltremodo allarmante.

L’impatto delle emissioni di metano sul riscaldamento globale

“Contenere le emissioni di metano è la chiave per limitare il riscaldamento globale”, ha dichiarato l’amministratore della NASA, Bill Nelson.

Quando la pandemia ha fermato il mondo intero pensavamo di aver visto un cambiamento positivo, volto a rallentare il riscaldamento globale: le emissioni di anidride carbonica sono diminuite del 17%.

Tuttavia, quello che è avvenuto è stato un fenomeno contrario: le emissioni di metano sono aumentate. Quello registrato nel 2020 è stato il più alto aumento di emissioni mai registrato fino a quel momento. Nel 2021, infatti, quel record è stato nuovamente battuto.

Questo è arrivato per la maggior parte da processi naturali che sono seguiti al riscaldamento globale degli anni precedenti, come il rapido scioglimento del permafrost, nel Polo Nord.

Oltre EMIT: le missioni spaziali per controllare le emissioni di metano

Bisogna agire per mitigare le emissioni di metano ed EMIT e le altre missioni spaziali possono aiutare a capire meglio il problema e a capire dove e come bisogna intervenire.

EMIT è solo il primo di una serie di spettrometri che dovranno entrare in funzione per monitorare le varie emissioni di gas.

Presso il JPL della NASA ci sono altri strumenti in fase di sviluppo, come il CPM (il Carbon Plum Mapper), il quale è in grado di rilevare la presenza di metano e anidride carbonica nell’atmosfera. Alla fine del 2023 il CPM potrebbe essere lanciato in orbita a bordo di due satelliti.